Nascita dei fontanili e loro utilizzo

Ultima modifica 15 ottobre 2018

Durante il Medioevo, di pari passo con la diffusione degli ordini monastici nella campagna - nel XI secolo intorno a Crema ne sorgono ben sette - inizia un'opera paziente e sistematica di bonifica delle paludi, di disboscamento, di dissodamento e di regolamentazione delle acque a uso irriguo, svolta in particolare dai monaci benedettini.
Fin dal Medioevo, dai fontanili si attingeva, attraverso un sistema di canali, l'acqua che veniva utilizzata per l'irrigazione delle colture d'estate e, durante l'inverno, per la coltivazione di prati a marcita, (una tecnica raffinata introdotta dai padri Cistercensi che consentiva di ottenere anche nel periodo freddo foraggio fresco per il bestiame). Nel boscoso territorio di Capralba, in particolare, all'opera di regimazione delle acque dettero probabilmente impulso nel XIII secolo le monache benedettine del convento di San Fabiano a Farinate, con tanta perizia da ottenere addirittura dal Papa l'esonero dal pagamento delle decime per ricompensarle dei terreni che riuscivano a mettere a coltura.
Di pari passo con l'affinamento delle tecniche idrauliche, ai tracciati e ai pozzi creati dagli affioramenti naturali si intrecciarono via via quelli cui dava vita l'uomo per garantirsi una regolare risalita delle acque, andando a intercettare le acque sotterranee che scendevano dall'alta pianura e provvedendo ad inserire nel sottosuolo grossi tini di rovere, e poi di cemento, e tubi di ferro che ancora oggi si possono osservare poco sotto la superficie dell'acqua, rivelando l'origine del fontanile.