Cosa sono i fontanili, struttura e funzionamento

Ultima modifica 15 ottobre 2018

I fontanili possono definirsi micro-ambienti artificiali e artificialmente mantenuti in condizioni utili all'uomo. L'origine di queste particolari opere di regimazione delle acque di superficie risale al XI - XII secolo; tali opere imbrigliano le risorgive naturali allo scopo di drenare le acque che affiorano naturalmente e inondano vaste superfici di piano, bonificando così i terreni e rendendoli adatti alle coltivazioni.
Con "risorgiva" s'intende un affioramento naturale di falda e fa riferimento ad acque che si infiltrano nel sottosuolo in aree prealpine e che affiorano nuovamente in pianura. Con il termine "fontanile" s'intende l'artificio con cui una risorgiva viene imbrigliata e quindi gestita: il termine fa chiaramente riferimento a "fontana" che, comunemente si riferisce ad artefatti che hanno lo scopo di captare e convogliare acque sotterranee o affioranti.
La struttura tradizionale di un fontanile consiste di un capofonte o testa di fontanile che è uno scavo, di volume e superficie variabile, dove sono ospitate le polle risorgive o occhi di fontana. Dal capofonte si diparte un'asta o canale con il compito di recapitare l'acqua ai terreni da irrigare e che, di norma, presenta nel primo tratto una maggiore pendenza, per facilitare il deflusso dell'acqua stessa. A volte, la testa, risulta separata dall' asta mediante una strozzatura più o meno marcata, detta collo. Sul fondo del fontanile sgorgano le acque sorgive che vengono normalmente costrette in tini di legno o di cemento, aventi un diametro variabile da 50 - 60 cm a 100 - 120 cm: con l'originario tino in legno l'acqua entrava dalla base priva di fondo e risaliva fino alla sommità mentre con la tipologia di cemento, l'acqua, oltre che dalla base priva di fondo, entra anche da finestrature laterali poste lungo la parete.
Il modello più antico di struttura di captazione dell'acqua sorgiva era costituito da muri in mattoni, finestrati a diverse altezze, dai quali scaturiva l'acqua. Attualmente, il sistema più diffuso per intercettare l'acqua di falda è rappresentato da tubazioni in ferro aventi un diametro di 10-15 cm, infisse nel fondo del capofonte fino ad una profondità che in alcune zone può raggiungere i 10-12 m. Questo nuovo sistema a tubi infissi risale al secolo scorso e prende il nome da alcuni speri (Calandra, Norton e Piana). I tubi metallici presentano alla loro base delle punte coniche (necessarie per la loro infissione) e delle finestrature a fori delle pareti per un tratto variabile a seconda dello spessore della falda intercettata; l'acqua, dotata di una corta pressione, risale attraverso il tubo e raggiunge la superficie.